L’arte di Luisa Del Campana si staglia nel panorama artistico contemporaneo per andare controcorrente, nel ricondurre al figurativo e curando l’espressione artistica nel suo significato ontologico. Questo non per fare un nostalgico passo indietro, ma per ridefinire quei valori alti, filosofici e spirituali che sono ormai da molto tempo considerati “out”.
L’artista ha così ideato uToPia, un manifesto che si apre a tutti gli amanti dell’arte che condividono la scelta di “trasgredire” questa moda, proponendo una riflessione su contenuti e valori dimenticati.
Luisa Del Campana nasce nell’aprile del 1950 e si forma alla “bottega” di Dino Migliorini, pittore fiorentino.
La sua prima esposizione risale al 1978 nella Galleria in Shompf di Rusclikon, vicino Zurigo.
Poi seguono personali a Firenze, nei sotterranei della Chiesa del Carmine, a Prato dove sarà presentata dall’allora direttore delle Belle Arti Gastone Breddo e dal critico Nicola Miceli; avrà esperienza nel campo della moda, disegnando le stoffe che sfileranno a Pitti Donna nella collezione primavera-estate 1980 di Regina Shercker.
Un incontro con il critico d’arte Tommaso Paloscia la indirizzerà, viste le caratteristiche del suo segno incisivo, verso la vetrata, alla quale si dedicherà, quasi esclusivamente, per un lungo periodo.
Avrà riconoscimento anche in questo campo, rientrando in una stretta rosa di nomi scelti dall’Opera del Duomo di Firenze, per la realizzazione dell’occhio mancante del Duomo di S. Maria del Fiore.
In un primo momento si avvicina e sperimenta un modo di esprimersi che risente di correnti e movimenti del Novecento come cubismo, futurismo e un certo espressionismo figurativo. Ha modo di conoscere e contattare artisti come Giacomo Manzù e Primo Conti.
La sua ricerca legata all’uomo e al suo valore esistenziale viene fortemente stimolata dall’incontro con Tommaso Palamidessi e dallo studio dei suoi scritti. Si indirizzerà verso le diverse tradizioni filosofiche e spirituali per trovare un linguaggio pittorico che, nel tratto veloce ed essenziale, riporti all’uomo di oggi i simboli che vi sono nascosti.
Qui inizia la sua serie di esposizioni in Italia e in Svizzera, legate anche alla letteratura graalica. Tra le altre ricordiamo quella del 2006 al Museo d’Arte Contemporanea di Monreale. È dello stesso anno l’esposizione delle sue opere al Cenacolo e nei loggiati della Chiesa di Santa Croce a Firenze, durante il Congresso “Bellezza Arte e Cultura”.
Ad Arezzo, nel settembre 2007, il Comune le organizza la mostra “Tempo di medioevo”, nel Palazzo Chianini Vincenzi, all’interno di un evento che vedrà la partecipazione di uno dei massimi medievisti: Franco Cardini.
Sul tema della simbolica medievale si svolgerà anche la mostra organizzata all’Ambasciata Italiana a Malta, presso l’Istituto Italiano di Cultura, nel maggio 2008.
Altro impegno espositivo è stato quello del marzo – aprile 2009 all’interno di una manifestazione legata alla cultura del Medioevo che ha visto come organizzatori i Comuni di Calenzano e Sesto Fiorentino, quest’ultimo, suo paese di origine.
E’del maggio – giugno 2009 la Mostra “Mirabile Mistero” ad Orvieto nelle sale del Palazzo dei Sette, durante il Festival Internazionale d’Arte e Fede. In questa occasione si è svolto il Talk Show “Arte e bellezza “che ha visto la partecipazione di più di cento giovani studenti che hanno risposto con entusiasmo alla provocazione di una rivisitazione del concetto del bello.
In collaborazione con la storica dell’arte Maria Giuliana Serrapede ha ideato lo Stage “FORMA E COLORE” dove per la prima volta un’artista e una storica dell’arte insieme spiegano come si “guarda” un’opera d’arte attraverso immagini, filmati ed esercizi di analisi e critica su opere antiche e contemporanee.
Non si può dimenticare il suo impegno per una dimensione etica dell’arte che si affianca alle nuove scoperte della Scienza. E’ per questo che ha tenuto a Punta Ala nel Luglio 2011 l’ “Incontro tra Arte e Scienza:come il cervello legge un’opera d’arte” assieme al Professor Gianfranco Marchesi esperto di Neuroestetica e autore di ricerche sul rapporto tra genialità e follia nel mondo dell’arte.
Davanti alle sue opere l’artista annulla le dimensioni spazio-temporali e ci invita a varcare la soglia di territori altri che diventano visibili; mondi e valori profondi dispiegati sulla tela in atmosfere simboliche, ma salde e concrete, uomini e donne in un ritmo incalzante o in una statuaria meditazione, ma sempre con una tensione verticale.
Nelle opere di Luisa del Campana è possibile cogliere una visione quindi, tutta interiore del mondo, attraverso l’utilizzo attento e raffinato di molti simboli che le varie tradizioni e scuole di pensiero hanno lasciato lungo i secoli.
Questi simboli hanno il potere di trasferirci in un luogo senza tempo e senza spazio dove l’uomo e la donna possono spingersi oltre i limiti umani, in una dimensione intima e spirituale.
Miti, cavalli e cavalieri, angeli e draghi, spade, scudi, combattimenti sono resi vivi e dotati di una forza speciale. Il suo dipingere è un erompere di forme e colori, di simboli e segni palesi o velati, in una sintesi alchemica raggiunta con una pennellata sicura, ferma, rapida e intensa.
Si aprono pertanto luoghi e scenari, trascurando volontariamente le misure, la tridimensionalità e la prospettiva classica per accentuare il senso di universalità.
Uomini e donne dai volti senza tratti, drappi e tende che incorniciano le opere ad indicare che l’espressività attinge a più remote sorgenti e che ciò che viene rappresentato si riferisce a forze che agiscono dentro l’essere.
Un repertorio, insomma, che non risparmia idee e brillanti intuizioni, rivolte al recupero di valori che sembrano da tempo dimenticati.
Un tocco originale e personalissimo che nella pennellata rapida e nel deciso atto pittorico costruisce e ricostruisce, realizzando l’armonia di sintesi fra micro e macrocosmo, fra mondo interiore e il sublime. Forse è per questa via che potremo uscire dalla dimensione cupa e pessimistica di tanta parte dell’arte figurativa tardonovecentesca.
Maria Giuliana Serrapede Storica dell’arte
Alcuni eventi
Durante il Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze del 2012 ha presentato il suo manifesto Utopia che tende ad unire Mito e Scienza attraverso un’indagine legata alla “Neuroestetica”.
Le sue opere saranno utilizzate da ricercatori quali Fabio Babiloni e Arianna Tertel dell’Università La Sapienza di Roma per indagare sui meccanismi neuronali della visione. Seguirà un nuovo modo di presentare le sue opere d’arte.
Hanno scritto di Lei:
– Rubina Giorgi Filosofo
– Mons. Francesco Marchisano
– Carmelo Mezzasalma Critico – Scrittore
– Nicola Miceli Critico D’Arte
– Miriam Parricchi Studiosa di Simbolismo
– Francesco Soitario Univeristà Arezzo / Siena
– Giampaolo Trotta Critico