Neuroestetica

Perché Utopia tra Mito e Scienza?

Arte e Scienza

un esperimento

Cos'è la bellezza

e come reagisce il cervello RAI TG 2

uToPia tra Mito e Scienza

L'arte il mito e la scienza si uniscono

Da anni, mi sto muovendo, non nel mondo del clamore dei critici, ma nello spazio più discreto ma non meno importante degli storici dell’arte (Giuliana Serrapede) dei professori di estetica, (Francesco Solitario) di filosofi e poeti (Rubina Giorgi) per indicare chi mi ha più seguito nel mio lavoro. 

Ho organizzato anche alcuni Talk Show come ad Orvieto durante la mia mostra “Mirabile Mistero” per sondare come i giovani del liceo artistico e classico vedevano l’aspetto del simbolo e se l’idea della bellezza per loro era morta. 

Ho ricevuto risposte che mi hanno incoraggiata … Aldilà delle mode mentali, se si sa scavare, il piacere dato dalla bellezza è un’esigenza dell’anima. 

Per fortuna sembra che anche la scienza o meglio la “neuroestetica”, insieme agli esperimenti legati ai “neuroni specchio “scoperti dall’equipe di Rizzolatti, dia ragione a ciò che intuitivamente si sapeva già e cioè che il brutto fa male e il bello fa bene. 

Il campo apre orizzonti affascinanti ed ho scelto questo binomio Arte e Scienza o meglio Mito e Scienza, perchè ho intravisto una strada che potrebbe portare ad una attualizzazione e riscoperta del valore del simbolo con l’autorità di una disciplina scientifica contemporanea. Non limitandomi solo alla propaganda di questa idea, sto collaborando con il Prof. Gianfranco Marchesi di Parma, neurologo e psichiatra, esperto in Neuroestetica e il Prof. Fabio Babiloni fisiologo e docente della Facoltà di Medicina presso l’Università degli studi La Sapienza di Roma. Con loro è iniziata una stagione di sperimentazioni scientifiche su alcune mie opere il cui fine non è certo un’approvazione critica sui miei quadri, ma la maggiore comprensione dell’importanza che la forma e il colore hanno su di noi. Sappiamo che l’uomo ha, oltre il corpo fisico, varie componenti di ordine energetico e spirituale che entrano in risonanza con ciò che noi osserviamo.

Il colore, così come le forme, inclinano a certi stati d’animo ed operano dei cambiamenti più o meno forti a seconda della nostra attenzione da qui l’importanza del simbolo e della meditazione su di esso che da sempre hanno accompagnato il lavoro di qualunque cercatore della Verità. La ”neuroestetica” sembra aver scoperto che la visione di un quadro produce in noi un sistema di accensione di certe zone cerebrali sopratutto se ci colpisce da un punto di vista emotivo. In un certo senso viviamo in prima persona ciò che vediamo e questo può avvenire anche in modo inconsapevole Secondo Gallese (dell’equipe di Rizzolatti): “la risposta della mente al capolavoro artistico è mediata da una sorta di profonda immedesimazione (cognitiva, emotiva e motoria) con l’opera d’arte, un’immedesimazione resa possibile dal meccanismo dei neuroni specchio..”.

Quindi oggi, che nell’arte riscontriamo una tendenza al brutto, al volgare e al dissacrante espresso con un forte impatto emozionale, immaginiamoci quale riflesso si può produrre in noi. Credo sia per questo che l’amante del bello rifiuta tutto questo e vive come violenza e disturbo una certa arte contemporanea, ribellandosi in modo “sano” e prendendo la giusta distanza da quelle espressioni artistiche spesso frutto di patologie mentali. Basta leggere dei testi di neuroestetica come quello di Chiara CappellettoL’Arte del cervello” per rendersene conto. Uno degli scopi dell’arte invece dovrebbe essere quello di aiutare a convibrare con i piani più elevati del cosmo, affinché sia l’artista che il fruitore delle opere possano sperimentare un’elevazione. Un quadro dovrebbe contenere dei valori simbolici per aiutarci a meditare su quei contenuti ontologici che nelle varie epoche hanno accompagnato il cammino spirituale. Il discorso diventa complesso perché occorrerebbe parlare anche di Etica… Forse proprio oggi, che la trasgressione è ormai la norma, si potrà portare un rinnovamento nell’arte riscoprendo, con nuova mentalità, valori contrari al pensiero nichilista. Questa è la ragione del mio manifesto che ho chiamato “Utopia tra Mito e Scienza”.

Utopia, non perché tutto questo sia irrealizzabile, ma perché indice di un “non ancora” che precede sempre un’idea che va contro il pensare comune. Ciò che oggi sembra un mio sogno, sono convinta che domani, quando molti altri lo condivideranno, si potrà realizzare. Già si incontrano dei segni qua e là a testimonianza che qualcosa si sta muovendo anche all’interno del sistema dell’arte contemporanea, come nell’articolo riportato dal Corrire della Sera 8 dicembre 2011 (cfr. Saatchi ci ripensa).

Per un’obbiettività dei fatti credo che quest’arte, che ormai sta imperando da più di un secolo con i suoi ready made, abbia il suo valore nel farsi specchio, come è sempre stato, della società che la produce. Oggi che a livello di massa l’uomo sembra aver perduto l’orientamento, cerca nell’idolatria dell’oggetto e nelle trasgressioni più assurde quell’eccitazione malsana che riempie il suo vuoto, arrivando nell’arte, quando va bene, “alla trasfigurazione del banale”come dice Arthur Danto.

Luisa Del Campana